La sconfitta dei tamponi

Con il nostro GLT

L’ uragano covid che si è abbattuto sulle nostre teste e, nello specifico, sul Genoa, sancisce la sconfitta dei tamponi in ambito calcistico.

Il nostro caso stabilisce che un tampone con esito negativo, 48 ore prima dell’evento sportivo, non offre nessuna garanzia certa.

In pratica la certezza si ha solo in caso di positività altrimenti è necessario aspettare qualche giorno in più.

E così una partita come Napoli Genoa che la logica più elementare e ignorante ne avrebbe suggerito il rinvio di qualche giorno, diventa il simbolo, la chiave di tutto quello che è, e sarà il prossimo futuro del campionato di calcio.

Il ministro dello sport non ha poteri sulla Lega in quanto ente privato e non pubblico.

L’unico che ha l”autorita per intervenire è il ministro della salute come, del resto, fece quando stabilì che le partite si giocassero a porte chiuse.

Intendiamoci, riprendere il campionato per me era giusto e doveroso.

Non fosse altro perché i contagi erano un decimo, forse anche più, di quelli attuali, e la regressione dell’epidemia lasciava ben sperare.

Però la realtà, oggi, ci impone alcune riflessioni.

Essendo padre di una bimba che va a scuola so bene che in caso di positività di un alunno, tutta la classe viene messa in quarantena immediatamente, docenti compresi.

Nel caso di una squadra di calcio, invece, lo scenario è diametralmente opposto.

Quindi per un Ibrahimovic positivo il Milan ha potuto giocare tranquillamente non solo in Italia ma anche in Europa.

E tutto questo mentre era già in studio la possibilità di far entrare un numero di tifosi pari al 25% della capienza dello stadio.

La domanda che sorge spontanea è:

Si può fermare il calcio?

Io penso di sì, almeno fino a quando non ci saranno misure di prevenzione più efficaci di quelle attuali e che Napoli Genoa ha evidenziato in tutta la loro incertezza.

Penso che i calciatori dovrebbero far sentire forte la loro voce visto che hanno famiglia mogli e figli.

Soprattutto visto che, in ogni caso, loro alla Caritas o a fare le cose davanti ai monti di pietà per vendersi le catenine d’oro, di sicuro non ci finiscono.

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