
Le condizioni al contorno sono molto complicate, ma il Grifone sin dai primi minuti dimostra di non aver alcun timore reverenziale nei confronti della capolista e del caloroso ambiente del Maradona; la differenza tecnica è evidente ma il Genoa gioca in immediata aggressione e per il Napoli non è semplice sviluppare in ampiezza, nonostante la buona vena di Politano e Spinazzola. Il goal avversario scaturisce infatti da una pregevole giocata in verticale di McTominay per Lukaku che astutamente va ad attaccare sul corridoio presidiato da Vasquez, sul quale ha una debordante predominanza fisica. A dire il vero, il belga nel liberarsi, smanaccia vistosamente il nostro difensore ma non credo onestamente che ci fossero presupposti per un fallo. Il Grifone inizia a rendersi pericoloso sugli sviluppi di qualche ripartenza, ed inizia ad alzare il baricentro ottenendo un calcio di punizione a favore che, abilmente calciato da Vitinha, trova l’inzuccata di Pinamonti. La traversa del nostro centravanti è il preludio del gol di Ahanor, che purtroppo, essendo deviato attivamente da Meret, si tramuta in autorete. Ciò non toglie il buon gesto atletico nel gioco aereo del nostro gioiellino. Il primo tempo volge al termine, ma abbiamo tenuto testa, con merito, ai primi della classe.
A inizio ripresa i partenopei spingono come forsennati, come era prevedibile vista la posta in palio, e ripassano in vantaggio con il solito Raspadori che quando gioca contro di noi si trasforma in bomber di razza pura. Eccellente, a dire il vero, la sua incursione ed il tiro, con Frendrup sul primo movimento, e soprattutto Otoa dopo, che restano immobili. Questo aspetto però non pregiudica la grande prova generale di tutti i ragazzi e della lungimiranza di Vieira nell’inserire il nostro principe degli assistman, Martin, che pennella un cross perfetto per il pareggio di Vasquez.
Menzioni particolari: oltre ad Ahanor (2008) che gioca con la personalità di un veterano, Norton-Cuffy (2004), devastante in progressione, Venturino (2006), entrato molto bene e Siegrist che ha dimostrato sicurezza ed esperienza. In crescita Otoa (2004), nonostante, come sopra accennato, la mancata chiusura sul secondo gol. Indubbiamente l’attitudine del danese si sposa maggiormente con il ruolo di centrale di difesa piuttosto che di terzino.
Non resta che chiudere con i complimenti a questa squadra che continua a denotare sfumature interessanti per il futuro.
Un po’ spiace aver messo i bastoni fra le ruote agli amici partenopei, ma d’altronde è giusto ed anche doveroso onorare il campionato fino all’ultima partita. In questo senso dovrebbero tutti imparare da noi, ne gioverebbe lo spettacolo e la credibilità del nostro calcio.
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