Storie di Genoa

Il goleador dimenticato

È credenza comune che le imprese rimangano scolpite nella memoria collettiva diventando leggende per le generazioni future.

Eppure, non è sempre così.

Oggi per “Storie di Genoa” voglio raccontarvi proprio una di queste storie.

Era il 1937 e il Vecchio Balordo aveva concluso il campionato con un anonimo sesto posto a ben nove punti dal Bologna, vincitore del quarto titolo ma che raccontava di una squadra in ripresa dopo la clamorosa retrocessione in serie B maturata solo tre stagioni prima.

I rossoblu, allenati dall’Austriaco Herman Felsner erano alla ricerca della gloria perduta e il tecnico rappresentava una delle figure più importanti dell’epoca avendo contribuito a rendere grande proprio il Bologna.

Le prime giornate sembravano rappresentare una vera svolta con il Genoa* che vince all’esordio sul campo del Torino (che chiuderà terzo) e domina in casa della Lazio con un largo 4-1 (I laziali arriveranno secondi a sole tre lunghezze dai felsinei) ma sono solo fuochi di paglia. Dopo un inizio incoraggiante arriverà la sconfitta con il Bari cui faranno seguito nove match conditi da sei pareggi (ricordo che la vittoria valeva due punti) incoraggianti e tre sconfitte che di fatto ci esclusero dalla lotta al vertice. A nulla valsero i sedici gol di un Marchionneschi in fase calante ma ancora giocatore decisivo supportati da un ottimo Luigi Pantani autore di ben 9 marcature.

Il Genoa, costruito per poter conquistare la qualificazione alla Coppa Europa vedeva svanito ogni sogno di gloria.
Se il campionato non aveva regalato ai tifosi le soddisfazioni che speravano, la Coppa Italia stava offrendo uno spettacolo di tutt’altro livello.

I rossoblu avevano liquidato la Lazio al primo turno con un secco 5-0, il Palermo per 2-0 e il Catania con un poker di reti e mantenendo la porta imbattuta. Protagonista assoluto si rivelò il mediano Mario Perazzolo con una tripletta all’esordio e una quarta rete contro il Catania.

In semifinale si presenta il Milan, i rossoneri arrivano da una buonissima stagione e determinati a dominare il Genoa nonostante una differenza tecnica e tattica non indifferente. Il Vecchio Balordo in campionato è una macchina da gol (51 reti segnati in 33 partite) mentre i rossoneri fanno fatica a trovare la porta (solo 39 marcature, 4 in meno della retrocessa Novara). Per contro in difesa la squadra di Milano è solida, difficile da perforare mentre il Genoa non spicca per imbattibilità.

Restando in campionato i precedenti vedono una vittoria al Luigi Ferraris per il Milan con il punteggio di uno a zero e un rocambolesco 2-2 a San Siro.

C’è una certa attesa per la sfida di Coppa Italia e lo stadio registra quasi 13.000 spettatori. Si gioca a San Siro, lo stadio è caldo e il tifo sostenuto nonostante sia ancora lontano dal concetto di sostegno moderno. Gente in bombetta assiste alla partita sotto un sole cocente.

Ma nonostante le aspettative Genoane è il Milan a passare in vantaggio dopo solo due minuti grazie a una rete di Boffi, un nome che a molti non dirà niente ma che per gli appassionati rappresenta un giocatore di primissima fascia. Capace di segnare 109 gol in 163 partite giocate con i rossoneri (378 presenze e 228 gol in carriera, in tutte le competizioni).

La marcatura a freddo è una mazzata per i Grifoni che faticano a ritrovare fiducia e rischiano il tracollo in più occasioni ma Figliola riesce a trovare la rete del pareggio al minuto 63 infiammando il resto dell’incontro.

Nonostante delle azioni interessanti (almeno stando alle cronache dell’epoca) il caldo la fa da padrone e non basteranno i tempi supplementari a decretare la squadra vincente.

È una mazzata per entrambe le contendenti che si trovano obbligate a disputare una seconda sfida (a Genova) fissata per il 2 giugno, solo quattro giorni prima della partita decisiva contro la Roma (vittoriosa contro l’Ambrosiana Inter).

Il Ferraris ospita quasi seimila spettatori e grazie alla spinta del pubblico riesce a trovare il vantaggio con il solito Marionneschi al sedicesimo minuto. La rete viene però resa vana da Boffi che al trentesimo del primo tempo riesce a pareggiare i conti.

Pareggio che non cambierà fino al termine dei novanta minuti obbligando le squadre a disputare, ancora una volta, i tempi supplementari.

La stanchezza la fa da padrone e il Genoa riesce a piegare i rossoneri solo al minuto 118 grazie a un’altra rete di Marionneschi. Il gol è decisivo ma gli sforzi compiuti per conquistare la finale si fanno sentire.

I giornali dell’epoca già parlano di vittoria della Roma con dominio assoluto. I giallorossi possono contare su una settimana di riposo contro i soli tre giorni effettivi dei rossoblu oltretutto reduci da 240 minuti (sommando le due sfide) contro i soli novanta dei capitolini.

A Firenze, teatro della sfida, arrivano circa settemila spettatori (ma non ho trovato dati su chi fosse più presente) e anche in questa occasione è il caldo a farla da padrone assoluta.

Il Genoa è sulle gambe, accusa una certa stanchezza e la sfida sembra debba andare secondo pronostico e assegnare la coppa Italia alla Roma. Roma che tra le altre cose gode una certa simpatia da parte della politica dell’epoca (siamo in pieno ventennio).

I capitolini, in realtà, non sono incisivi ma hanno il controllo della partita e potrebbero portarsi in vantaggio sia nel primo tempo che all’inizio della ripresa ma le cronache dell’epoca raccontano di un eccesso di fiducia.

Convinti di poter piegare il grifone giocano in maniera leziosa, supponente ed è proprio nel loro momento migliore che la storia cambia per sempre.

Il primo squillo è al ventesimo minuto del secondo tempo quando Marionneschi va al tiro, il portiere giallorosso respinge e l’ala sinistra Luigi Torti sopraggiunge appoggiando all’indietro per una rasoiata di Arcari che si spegne sul fondo di un niente.

L’estremo difensore romano tira un sospiro di sollievo ma è la miccia che serve al Genoa.

Come per magia il grifone si desta e trova sempre maggior fiducia e le energie perdute.

A prendere le redini del gioco è il centrocampista Figliola che domina la mediana(Il nome vero è Filliola, ma in Italia era conosciuto come Figliola) e smista palloni perfetti.

Siamo al minuto 76, Figliola lancia lungo, riceve palla Mario Perazzolo che serve un cross al bacio per l’arrivo di Pietro Arcari ma il colpo di testa è debole e centrale e il portiere romano annulla senza problemi.

Tre minuti dopo il Genoa riprova lo stesso schema, Perazzolo rimette a centro area un pallone invitante per Luigi Torti che non sbaglia. Calcia sicuro e scavalca Valinasso che si era lanciato in una disperata uscita e insacca il gol dell’1-0.

La Roma reagisce con veemenza rendendosi pericolosa in più occasioni ma i tentativi sono inutili e il Genoa può al cielo la sua prima Coppa Italia conquistando anche la qualificazione alla Coppa Europea.

Purtroppo, la storia vincente del Grifone si fermerà a quel 6 Giugno 1937 (almeno per i trofei nazionali) grazie a una rete di Luigi Torti.

Luigi, che all’epoca aveva solo 19 anni, non avrà una carriera mirabolante fermando il conto delle sue presenze al Genoa a solo due gettoni in serie A (senza reti) e una presenza con gol in coppa Italia. In seguito vestirà la maglia dell’Alessandria in serie B con sette reti in sedici partite e proseguirà il suo cammino nel calcio con l’Anconitana Bianchi giocando per cinque stagioni nella serie cadetta e collezionando circa 93 presenze condite da 43 reti.

Nel 1943 lo scoppiò della Seconda Guerra Mondiale mise fine ai campionati e di Luigi si perdono le tracce. Wikipedia riporta di un suo ritorno in campo ancora nelle file dell’Anconitana ma non esistono statistiche ufficiali.

A lui e alla sua memoria è dedicato questo articolo.

*in realtà il Genoa, nel 1937, si chiamava Genova 1893 in seguito alle decisioni del governo ma ho volutamente chiamato la nostra squadra con il suo vero e unico nome.

Articolo di Massimo Tagino, in esclusiva per FutbolMarket

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