Genoa in Europa o salvezza?

Io scelgo la salvezza (almeno per ora).

  • di Massimo Tagino

Ricordo molto bene i commenti sui social dopo la batosta con la Fiorentina.

“Avevo scritto che sarà dura in serie A e mi prendevano per matto”, “Sabelli in serie A non è presentabile” “I giocatori di questa sera non sono da Serie A” “Martinez non deve giocare”.

Sono solo alcune delle affermazioni pontificanti che riguardavano quella rosa che per sette undicesimi è la stessa che ha giocato ieri.

Dopo cinque giornate eravamo ancora fermi a quattro punti ottenuti contro Lazio e Napoli e rincaravano la dose e si strappavano i capelli. Scrissi di restare calmi perché con ogni probabilità la classifica che vedeva Lecce e Frosinone nei piani alti sarebbe stata invertita e che ci vedevo sopra alle squadre che sembravano averne più di noi.

Qualcuno capì altri invece continuavano imperterriti a sostenere che la squadra fosse inadatta e altri hanno iniziato a chiedere la testa di Gilardino (una minoranza).

A distanza di qualche mese da quell’articolo ci ritroviamo in una situazione di classifica che rispecchia esattamente ciò che avevo pronosticato, la Salernitana è ultimissima, il Verona vicino al fallimento e una serie di squadre in grossa difficoltà. Da Cagliari a Empoli ci sono solo cinque punti di distacco e sono ben otto quelli che ci separano dai toscani di Nicola.

È una stagione che ci esalta, ci emoziona e ci fa sognare. È bello e per certi versi era anche impensabile fin solo a tre anni fa.

Sto leggendo sui vari quotidiani, nei commenti social e nelle testate online in maniera più o meno velata di ambizioni europee ma vorrei gettare acqua sul fuoco perché io preferisco una salvezza tranquilla.

Gilardino è stato chiaro. L’obiettivo principale è quello di arrivare il prima possibile ai fatidici quaranta punti per poi sperimentare vari moduli, inserire i nuovi e lavorare con la serenità necessaria a disputare una stagione ambiziosa.

Per farlo dobbiamo essere liberi di poter perdere alcuni punti, fallire, sbagliare affrontando serenamente tutto ciò che succederà a salvezza acquisita.

Capire se Vitinha valga i milioni chiesti, se Spence vada riscattato, se sia possibile gettare nella mischia tutti i quattro tenori (Gud, Vitinha, Retegui e Messias) senza rompere gli equilibri.

Ma anche essere certi di quale pezzo sia sacrificabile senza intaccare il valore generale della rosa.

Se dovessimo trovarci invischiati nella lotta europea significherebbe dover sacrificare la programmazione in favore di un risultato nobile ma imprevisto e in questo momento al Genoa non serve.

C’è un altro aspetto: stiamo vivendo un periodo storico di grandissima esaltazione, i tifosi stanno rispondendo alla grande ma cosa potrebbe succedere se fallissimo all’ultima giornata la qualificazione? Oppure se dopo aver ottenuto l’accesso alla Conference o all’Europa League il prossimo anno disputassimo un campionato anonimo proprio per aver trascurato alcuni aspetti programmatici indispensabili?

Guardate cosa è successo a Napoli.

Una vittoria casuale ha portato a una stagione fallimentare, disastrosa e i fasti di quello scudetto sono dimenticati. Quasi nessuno ricorda il campionato dominato dello scorso anno.

Ecco perché io preferirei volare basso, lasciare che Gilardino si senta libero di osare e di perdere. Che se voglia mandare in campo un giovane della primavera possa farlo, che se pensi di lasciare in panchina Gudmunson nessuno gli vada a rimproverare alcunché.

Perché ci vuole calma e sangue freddo anche quando tutto sembra andare bene.

Solo così possiamo diventare “come un’onda che viene dal mare!”

Massimo Tagino

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