Genoa: Stagione 2010-2011 e conseguenze; il “progetto” è morto quell’anno?

Forse la stagione 2010-2011 è stata quella del patatrack. Preziosi quell’anno aveva deciso di puntare in alto. La scottatura partiva da lontano, al termine della stagione 2008-2009 il Genoa perdeva per un pelo la Champions, nel dettaglio l’aveva persa in casa, a febbraio 2009 in un 3-3 con la Fiorentina di Mutu. Se fosse stata Champions, beh, forse Milito e Thiago Motta sarebbero restati a Genova e l’Inter di Mou non avrebbe fatto il triplete. Nel 2009-2010 in Europa League non era andata proprio benissimo, emblematica la gara interna col Valencia di Villa e Mata perduta con una “cappella” imbarazzante del buon Scarpi. Ma il pareggio non sarebbe comunque bastato e l’avversario era tosto. Già a Praga la mancata vittoria in una gara incolore aveva compromesso tutto.
Veniamo alla sessione di mercato estiva del 2010. L’anno del rilancio in grande stile. Preziosi ci mette la faccia e il grano. Vuole la Champions. Arrivano Veloso (scambiato con un impalpabile Zapater), Rafinha, Kaladze, Ranocchia, Destro. Purtroppo anche Chico, Eduardo e fortemente voluto dal Gasp ecco Luca Toni. Cessioni illustri? Nulla di che. Il monte ingaggi aumenta vorticosamente e gli investimenti sono importanti. Anzi, si riveleranno fatali. Dopo 10 giornate e solo 11 punti ci si rende conto che qualcosa è andato storto. La squadra non gira. Esonerato Gasperson arriva Ballardini per salvare il salvabile: un Genoa fragile, senza personalità. Alcuni uomini chiave si rivelano al di sotto delle aspettative (vedi Toni), altri inadeguati (Chico, Rudolf, Kharja per citarne solo alcuni), altri proprio ridicoli (Eduardo non ce lo dimenticheremo mai).
Il Genoa chiude decimo, grazie ai goal di Floro Flores e i muscoli di Kucka acquistati nel mercato di riparazione di gennaio. Quella annata verrà ricordata per un pazzesco e storico Genoa-Roma 4-3 in remuntada, per il derby vinto all’andata grazie alla perla di Rafinha che accende il derby e illumina la Lanterna, ma sopratutto per quello di ritorno vinto con il gran goal di Boselli, il retrocessore, che manderà i cugini all’inferno. Ma quel giorno accadde qualcos’altro: una spaccatura indelebile tra i tifosi e il fondamentale Milanetto.
Quella squadra era stata costruita per ben altri obiettivi non per metà classifica. Verrà smontata in fretta e furia. Ai saluti Criscito, Rafinha, Paloschi, ElShaarawy, Milanetto, Konko, Tomovic e chi più ne ha più ne metta. Arriveranno Malesani, Seymour, Zé Eduardo, Merkel, Roman, Constant e Birsa. Insomma.. “L’anno di Genoa-Siena”. L’anno che tocchi il fondo. Saranno quei bilanci aziendali ad assassinare finanziariamente e per sempre i sogni di gloria di Preziosi.
Noi la vediamo così. E speriamo che questo articolo, scritto con passione, vi sia piaciuto.

Stefano “Penn”

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