Festa del Papà.

Lunedì prossimo sarà la giornata dedicata al papà, la festa del papà.

Sarà la mia festa, io padre di uno scricciolo di 3 anni e mezzo, e sarà la festa di tanti altri uomini che hanno donato la vita a tanti cuccioli festosi, che riempiono le giornate, che danno gioia al solo sguardo.

E sarà anche la festa per ricordare quei papà che non ci sono più, che ci guardano dal terzo anello, che ci proteggono.

Mio padre sportivamente nacque juventino, per amicizia. Il suo più caro amichetto tifava Juve e di conseguenza lui gli andò dietro. Ma in famiglia tutti genoani dal primo all’ultimo, tra sofferenze e gioie (poche) sempre attaccati alla radiolina ogni domenica pomeriggio.

Con l’adolescenza la simpatia verso i gobbi bianconeri venne sempre meno, ed il Grifone cominciò ad entrare nel cuore di mio padre per non abbandonarlo mai più.

Arrivai io, e la trasmissione di questa “splendida malattia” fu rapida ed indolore, nonostante ci fossero squadre che negli anni della mia infanzia potessero ambire alla mia attenzione. No. L’amore e la fede verso questi colori fu colpo di fulmine, le raccolte di figurine insieme a papà, le partite viste insieme allo stadio o in TV, magliette e sciarpe, le giovanili nel Genoa.

Mio papà non era il prototipo di genoano che vorresti vicino allo stadio. Sempre pessimista.

Qualche esempio:

  • segna il Genoa! “Eh ma vedrai che pareggiano..”
  • rigore per il Genoa! “Tanto lo sbaglia vedrai..”
  • comprato il centravanti della nazionale! “Un anno e ce lo vendiamo..”

Ma innamoratissimo dei colori, soffrendo come un matto alla radio, allo stadio e nell’ultimo periodo in TV. E sempre pronto a difendere il Genoa, a modo suo, tutto suo.

Proprio nell’ultimo periodo, nonostante l’annata fosse buona sul campo (quella della mancata licenza), la sua malattia non gli permise di seguire nemmeno in TV il Grifone, però era sempre la prima cosa che mi chiedeva la domenica vedendomi “Cosa ha fatto il Genoa?”. 

E ora, da tre anni a questa parte, ogni volta che entro al Ferraris lancio uno sguardo al cielo, cenno d’intesa sapendo che ci sei a vedere la partita dal terzo anello e dita incrociate sperando ogni volta che puoi anche tu dare una mano al Grifone.

Perchè a 59 anni eri troppo giovane per andartene, dopo una vita dedicata al lavoro e alla famiglia. E ti saresti meritato di vedere il tuo Genoa vincere qualcosa.

Ma ti ringrazierò sempre per avermi fatto Genoano.

Ciao Papà.

2 Commenti

  1. Bellissimo pezzo, Gryphon! Da padre e figlio quale sono, mi sono commosso… il tuo papà era il prototipo perfetto del genoano, tutti così, il pessimismo fatta persona. Non c’è verso, forse perchè ne abbiamo viste e vissute veramente troppe. Un abbraccio e tanti auguri per la nostra festa.

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